Memoria, attenzione, linguaggio, apprendimento, funzioni esecutive. Sono, queste, alcune capacità cognitive che i test di valutazione neuropsicologica permettono di studiare con l’obiettivo di conoscerne il grado di compromissione e impostare la terapia riabilitativa. Ad occuparsi della somministrazione dei test ai pazienti che giungono alla comunità La Rocca è Rossella Pedone.

Neuropsicologa che sta approfondendo questa branca delle neuroscienze con un master, e prossima ad iniziare la scuola di specializzazione, Rossella lavora nella struttura di Altavilla Vicentina da appena un mese.

L’ambiente è molto stimolante – ci dice –. Sono grata che abbiano deciso di puntare su di me e voglio impegnarmi al massimo per crescere come professionista. Ho desiderato tanto fare questo mestiere”.

Il rapporto con il paziente

Cosa vuol dire fare una valutazione neuropsicologica? Per la dottoressa Pedone non si tratta semplicemente di somministrare dei test.

“Per prima cosa è essenziale stabilire una buona relazione con il paziente – commenta –. Ciò significa metterlo a proprio agio e spiegarli perché gli vengono sottoposti dei test per consentirgli di dare il meglio di sé durante la valutazione”.

Come ogni prova che si rispetti, si procede per gradi.

“Iniziamo con test generali, che vanno a valutare l’efficacia cognitiva globale, per individuare le funzioni cognitive su cui è necessario focalizzarsi e per le quali sono previsti test più specifici – prosegue Rossella –. Per esempio, ci soffermiamo sulla memoria, da quella episodica, relativa a fatti personali o di pubblico dominio, a quella a breve termine per verificare quante informazioni il paziente riesce a ricordare in un certo limite di tempo. Oppure si valuta la memoria di un racconto, ossia cosa ricorda di una storia ascoltata”.

L’attenzione, una funzione chiave

Altrettanto importante è il fattore attenzione. “È una funzione cognitiva fondamentale che analizziamo mediante test come le matrici attentive. Per fare un esempio, si invita il paziente a individuare, all’interno di tabelle, uno o più numeri target in un certo tempo. Alla scadenza, si può scegliere se farlo continuare per vedere se riesce a scovarli tutti o, al contrario, se vi è un problema di lentezza della memoria o di attenzione”, precisa la giovane neuropsicologa.

Di norma, la durata della valutazione è limitata, ma possono subentrare delle cause che impongono di posticiparla a un momento successivo. Ad esempio, se il paziente risulta particolarmente affaticato.

“È bene, però, che la valutazione non si dilati troppo nel tempo, altrimenti si perdono alcuni dati utili o si rischia di mal interpretarli. I test sono costruiti per farli nella stessa giornata; suddividendoli in due giorni si va a modificare il modo in cui sono stati pensati”.

Un protocollo allo studio

Il tema della valutazione neuropsicologica è al centro di un protocollo che i professionisti e gli operatori della Rocca stanno mettendo a punto. La finalità è quella di avere delle linee guida standard per la valutazione dei pazienti sia in ingresso sia in fase di follow-up.

“Va detto, però, che la valutazione non è solo di tipo quantitativo, si ha uno sguardo sempre molto ampio – riflette Rossella –. Il punteggio del test va considerato come la prestazione del paziente in quello specifico momento, che in un altro potrebbe dare un esito diverso. La valutazione, in realtà, va inserita in tutto quello che si osserva. Contano quindi anche il comportamento non verbale, le espressioni facciali, le parole dette durante il test”.

Oltre a occuparsi della somministrazione dei test in ingresso, Rossella affianca la dottoressa Elisabetta Mondin, neuropsicologa e presidente della Cooperativa Sogno e Vita, nei gruppi di consapevolezza, scegliendo gli esercizi da far svolgere al VRRS, il sistema di realtà virtuale per la riabilitazione e la teleriabilitazione.