Paola, se dovessi fare un bilancio a distanza di quasi tre anni dal tuo trauma e dalla prima volta che sei venuta alla Rocca, cosa potresti raccontarci?

“Diciamo che con il tempo è migliorata la qualità della mia vita in generale. Soprattutto in termini di autonomia. Mi sento meglio fisicamente perciò riesco a fare più cose anche se sono sempre meno di quelle che facevo prima, ma va bene così!

Ricordo quando sono arrivata alla Rocca: venivo qui ogni giorno e alla sera aspettavo mio marito che mi riportava a casa, ero molto più debole, mi viene da dire “sgonfia”, per non parlare della sensazione costante di confusione e memoria azzerata. Ora però ho ripreso forza, un po’ perché è passato del tempo e un po’ per la riabilitazione che ho fatto qui.”

Allora portaci qualche esempio concreto della tua vita, oggi un po’ più autonoma …

“Allora. Beh intanto ho ripreso un po’ di mansioni in casa come cucinare o pulire, vado a fare la spesa oppure anche dalle mie nipotine. Faccio delle improvvisate ora, non le vedo solo ai pranzi programmati. Tutto ciò per me è ora possibile perché ho ottenuto nuovamente la patente, e questa è stata per me una grande conquista”.

Di pari passo al tuo miglioramento è cambiato anche il tuo progetto di frequenza della Rocca, giusto?

“Si proprio così. Ora sono un’utente esterna, vengo qui un giorno alla settimana. Per me questo è ormai un appuntamento fisso che scandisce la mia settimana, qui mi sento accolta e compresa, non ho paura a parlare delle mie difficoltà perché siamo tutti sulla stessa barca dico io. E lo faccio all’interno del gruppo di neuropsicologia. So di essere parecchio testarda e quando ci si confronta a volte si discute perché trovarsi d’accordo tra più persone, ognuna con le proprie caratteristiche e difficoltà non è facile, ma è ciò che accade anche nelle migliori famiglie e questa per me è come se fosse un seconda famiglia.”