Le attività in sella per recuperare dal punto di vista sia motorio sia psicologico

Si chiamano Sally e Topolina e sono le amiche a quattro zampe dei ragazzi di Brain. Due docili cavalle che li aiutano a recuperare, dal punto di vista motorio, e non solo, dopo la grave lesione cerebrale che hanno subito.

L’incontro avviene una volta alla settimana nel maneggio della Fattoria Sociale Massignan di Brendola, dove la Cooperativa Sociale Piano Infinito gestisce il servizio di terapia assistita a mezzo del cavallo a supporto di persone diversamente abili.

A guidare i pazienti di Brain è Esteban Ledesma Arocena, argentino di origini italiane, istruttore della Federazione Italiana Sport Equestri, specializzato negli interventi assistiti con gli animali.

Esteban spiega che ogni esercizio è personalizzato. Parte, infatti, da un’analisi preliminare di ogni persona assistita da Brain, fatta assieme alla neuropsicologa Elisabetta Mondin e da un fisioterapista.

“Operiamo attraverso un team di lavoro – racconta l’istruttore –, perché ognuno ha i propri specifici deficit e, quindi, necessita di interventi mirati. Ci sono, però, benefici comuni a tutti i traumatizzati. Innanzitutto, la sella produce un movimento antero-posteriore che è simile a quello che permette all’uomo di camminare. Chi perde la deambulazione autonoma, stando sul cavallo può, quindi, emulare la camminata. La conseguente attivazione di muscoli, articolazioni e tendini aiuta a recuperare, appunto, la deambulazione. Grandi benefici si possono avere anche sull’equilibrio. Attraverso la tecnica del maternage (ossia il contatto fisico tra me, che sto sulla sella dietro all’utente, e l’utente stesso), lo aiuto a mettersi in posizione corretta e a rafforzare la colonna vertebrale e gli addominali laterali, che sono fondamentali per favorire l’equilibrio. Utilizziamo, infine, alcuni ausili, come i supporti in gomma che, inseriti nelle staffe del cavallo, aiutano ad appoggiare bene i piedi”.

Ma i protagonisti sono ovviamente anche i cavalli: “Non devono essere molto alti, ma fisicamente potenti e, soprattutto, docili. La loro tranquillità, anche nel rispondere in modo reattivo ai comandi, è una garanzia sia per l’istruttore sia per l’utente. Ecco allora che la terapia a cavallo non influisce solo sugli aspetti motori, ma anche su quelli psico-comportamentali. Il cavallo trasmette la propria tranquillità a chi lo cavalca e questo è un ulteriore importantissimo beneficio delle attività che proponiamo”.