“Sono qui per imparare a fare questo mestiere. Mi rendo conto che è molto complesso e articolato, e per questo devo compiere ancora tanti passi. Ho la fortuna, però, di essere seguita da Elisabetta, un esempio professionale che mi sta arricchendo molto”. A pronunciare queste parole è Sofia Salmaso, una studentessa di 23 anni che sta svolgendo il suo tirocinio pre-lauream alla Cooperativa Sogno e Vita. Sofia, infatti, sta per concludere la laurea magistrale in Neuroscienze e Riabilitazione Neuropsicologica all’Università di Padova e l’esperienza alla Rocca è per lei anche l’occasione per sviluppare il progetto di tesi. Grazie alla collaborazione tra la cooperativa e l’ateneo patavino, infatti, i neuropsicologi, o aspiranti tali, trovano alla Rocca una realtà unica per conoscere il mondo variegato della cerebrolesione acquisita e apprendere, attraverso la pratica diretta, l’approccio olistico a questa problematica.

Il focus della tesi di laurea

“La tesi verterà sulle cerebrolesioni e il multitasking – ci spiega –. L’obiettivo è capire come funzionano l’attenzione e la memoria di una persona con deficit cognitivi, derivanti da un trauma cranico o da un evento vascolare, quando le si chiede di fare più cose contemporaneamente”.

A fare da supervisore a Sofia in questo progetto sono Elisabetta Mondin, presidente della cooperativa di Altavilla Vicentina, e il professor Mario Bonato dell’Università di Padova.

“Oltre a soffermarci sul multitasking – prosegue la giovane –, vorremmo approfondire l’aspetto della qualità di vita. Attraverso strumenti appositi, come dei test, intendiamo misurare la qualità di vita della persona, a partire da come si percepisce, per comprendere quanto i deficit cognitivi, e non solo quelli fisici e comportamentali, giochino un ruolo”.

Le sfide del tirocinio

È la prima volta che Sofia si trova ad interfacciarsi con persone con cerebrolesioni. “Nel tirocinio precedente, avvenuto in ambito ospedaliero, mi ero confrontata con pazienti che avevano subito un ictus. Non avevo quindi mai seguito la parte di riabilitazione e occuparmene oggi, potendo vedere le persone per molte ore al giorno e quali attività svolgono, mi sta consentendo di toccare con mano sia le potenzialità e le risorse che uno ha, sia le difficoltà che deve affrontare”.

L’impatto con i pazienti, tuttavia, non è mai semplice e scontato. “Nei primi tempi ero molto frenata, dovevo capire come relazionarmi. Alla fine si crea un rapporto normalissimo, in cui non c’è stigmatizzazione o minimizzazione dei problemi – ci racconta –. Quello che sto capendo qui è quanto sia importante essere consci dei propri limiti e delle proprie risorse. Per me, inoltre, si tratta di essere consapevole del ruolo che dovrei rivestire più avanti, di come ci si approccia, di come si fa questo lavoro ed Elisabetta, in questo senso, mi sta aiutando molto”.

I progetti futuri

Cosa aspira a diventare Sofia da grande? “Vorrei fare la neuropsicologa – risponde con fermezza –. Non so ancora bene, però, in quale ambito specializzarmi perché prima voglio approfondire quello dell’invecchiamento e lo farò durante il tirocinio post-lauream. Sicuramente il campo delle cerebrolesioni acquisite è molto interessante nei termini in cui i pazienti hanno ancora tanta vita davanti. Il fatto che possano viverla nella maniera migliore possibile mi spinge a dire di poter fare qualcosa, a non sottovalutare l’idea di spendere la mia professionalità futura in questo”.

La strada da percorrere è ancora tanta. Sofia lo sa bene, ma è molto motivata e determinata.

“Dopo la laurea magistrale, mi aspetta un anno di tirocinio post-lauream per l’abilitazione a psicologa. Poi vorrei fare un master in neuropsicologia clinica e una scuola di specializzazione in neuropsicologia perché, appunto, vorrei diventare neuropsicologa – conclude –. È un iter di studio lungo, ma non mi spaventa perché ho tanto bisogno di conoscere e imparare”.