Lorenza Franceschi è volontaria dell’Associazione Brain da anni. Segue la raccolta dei tappi di sughero, ma sono gli ospiti a regalarle i momenti più belli.

“Quello che cerchiamo di trasmettere è un messaggio di amore: l’affetto è una terapia molto importante, fa miracoli”. Lorenza Franceschi sa bene cosa significhi fare volontariato per Brain Associazione Traumi Cranici odv, accanto e per gli ospiti de La Rocca.

Per lei, 66 anni, che ha conosciuto questa struttura prima come logopedista e poi per aver scelto di dedicarvi più tempo una volta raggiunto il pensionamento, la comunità è diventata sinonimo di famiglia. La sua presenza è una garanzia alla Rocca, assieme a quelle di Bruno Provolo e Valentina Giacomin, Franca Bicego e Mina Lorenzetto (le specialiste in organizzazione di eventi per la raccolta fondi), Elena Saccardo (la “maestra” dei corsi di pittura) e Ivo De Toni, che si occupa in particolare della cura del giardino. Ma volontari a tutti gli effetti, visto che non percepiscono compensi, sono anche Edda Sgarabottolo e Elio Rigotto, presidente e vicepresidente di Brain. I volontari sono insomma i pilastri dell’associazione, che hanno come assi nella manica la grinta, la passione e il sorriso.

La crociera della svolta

“Ho conosciuto la realtà delle cerebrolesioni acquisite nel 2005, quando fui trasferita nel reparto di Medicina fisica e riabilitazione – racconta Lorenza –. Era un ambito completamente nuovo per me, che fino a prima mi occupavo di ben altre patologie nel reparto di Otorinolaringoiatria. Chi mi ha aiutato a crescere nella mia professionalità è stata Edda Sgarabottolo, con cui si è instaurata da subito un’ottima intesa e una grande amicizia”.

Da lì è stato un crescendo di esperienze che l’hanno portata a contatto con i “ragazzi”, come ama chiamarli.

“Nel 2007 Edda organizzò una crociera di una settimana per i ragazzi, sia come forma di riabilitazione sia per dare sollievo alle famiglie. Una volontaria, però, non poté più andare e io mi proposi al suo posto. Quella vacanza fu una rivelazione per me”.

Vivere il volontariato con i ragazzi di Brain

Di iniziative, nel corso del tempo, ne sono state organizzate parecchie.

“Prima della pandemia facevamo molte gite culturali. Siamo stati, per esempio, alla Gypsotheca Antonio Canova a Possagno, al Museo della Grande Guerra a Canove, all’Orto Botanico di Padova. I ragazzi amano queste uscite e vedere cose nuove. Ascoltano, sono interessati, si comportano sempre molto bene. Persino le guide museali rimangono strabiliate”.

Non si esce, tuttavia, solo per ammirare le bellezze italiane, ma anche per… mangiare la pizza. Uno sfizio che, di tanto in tanto, gli ospiti della Rocca amano togliersi, purché questo rito si consumi in pizzeria.

“Mi porto nel cuore tante occasioni vissute al loro fianco, tra cui le recite teatrali sviluppate con l’aiuto della psicologa – prosegue Lorenza –. Si tratta di una modalità per mettere a nudo le loro capacità”.

Dal giardinaggio alla raccolta dei tappi: le altre sfaccettature del volontariato

Fare volontariato per l’Associazione Brain significa creare relazioni con tutti i presenti, ma anche mettersi a disposizione per le attività più diverse. Dal giardinaggio al conferimento dei rifiuti all’ecocentro, dall’aiuto agli operatori alle attività di gruppo, passando per la gestione dei tappi di sughero. È Lorenza, infatti, che coordina la raccolta dei tappi e la consegna ad Amorim Cork Italia.

“Grazie al progetto ‘Stappa per Brain’, il sughero dei tappi, che altrimenti verrebbe gettato nella spazzatura, viene trasformato in granulato e utilizzato nell’edilizia – spiega Lorenza –.  Per ogni tonnellata di tappi raccolti l’azienda dona 700 euro, una cifra che permette di dare continuità ad attività di riabilitazione come l’ippoterapia e la musicoterapia”.

Tutti possono contribuire a questa iniziativa. Come? Conferendo i tappi nei contenitori che numerosi esercizi commerciali e cantine del Vicentino hanno predisposto oppure contattando direttamente Lorenza al 334 8908512.

Un impegno che rende felici

“Stare al fianco di persone con gravi lesioni cerebrali non è certo facile – conclude Lorenza –. Ci vuole un’attenzione particolare. A volte basta un sorriso per far sentire loro che c’è qualcuno vicino che li vuole bene”.

Si instaurano legami così forti che proseguono anche dopo la fase di riabilitazione alla Rocca. Non solo con gli ospiti, ma anche con i familiari. Il loro sostegno non manca mai.

“Qualunque sia la richiesta, noi volontari ci siamo. La nostra formula è: fare del bene per stare bene. E stiamo bene anche noi. Sia io che Bruno, il mercoledì torniamo a casa contenti. Soprattutto per quanto abbiamo ricevuto dai ragazzi”.